Il Forestale
di Stefano Cazora – Capo Ufficio Stampa del Corpo Forestale dello Stato
ORIZZONTI BIANCHI
“… sì ti giuro ho visto questo signore vestito da Babbo Natale sulla sua slitta… ho cercato di avvicinarlo per fare due chiacchiere con lui… allorché raggiunto di lui non c’erano tracce, nel compenso ho trovato delle renne disponibili a sopportare le mie domande impossibili…”. L’accaduto è anche certificato da un video.
L’intervista a Babbo Natale sarebbe potuto essere lo scoop del secolo e avrebbe, una volta per tutte, rassicurato i bambini di tutto il mondo sulla sua autenticità. Peccato. Sorride Luisa Trojanis mentre racconta questo episodio accaduto qualche tempo fa proprio vicino alla sua casa. I suoi occhi sono di un verde intenso lo stesso di Ginger, il suo inseparabile husky. Una montagna di capelli biondi e mille lentiggini sul viso. Ma si sa l’abito non sempre fa il monaco. Al di la dell’aspetto nordico nelle vene di Luisa scorre sangue toscano per l’esattezza della Val D’Orcia. Laureata in letteratura anglo-americana all’Università di Siena, non trovando spazio per iniziare la carriera universitaria si è impegnata nel settore turistico. Ha iniziato il lavoro come guida turistica in Italia e all’estero, successivamente nel 2004 è partita per la Lapponia. Ora Luisa fa il tour operator nella regione dell’ Harjedalen in Svezia. Un’ area incontaminata e abitata soprattutto da pastori Sami.
“Sì è vero. Chi per la prima volta si avventura in questi luoghi ha l’impressione di trovarsi in un racconto di fiaba. Il paesaggio è cristallino, quasi traslucido, con il bianco e l’ azzurro, i suoi colori dominanti, i laghi ghiacciati, il colore rosso argento delle betulle che si intravedono sotto la neve e un silenzio assoluto, interrotto solo dal grido lacerante dell’ aquila reale quando va a caccia o dal battito delle ali delle pernici bianche che si muovono in massa al minimo rumore”.
Ma come è il Natale nordico fuori dai cliché turistici ?
Non ci sono luminarie. Non c’è la corsa affannosa all’ ultimo regalo. Non ci sono motli esercizi commerciali. Solo due supermercati e due negozi di souvenir dei Sami.. Alcuni miei vicini costruiscono piccole casette in legno dove far dormire i Tomte gli gnomi delle foreste. Ogni sera e per tutta la durata delle feste natalizie viene fatto omaggio al piccolo tomte di un po’di cibo per propiziarsi gli anni a venire. Le cucine sono a pieno ritmo, si sfornano dolci allo zenzero e cannella, si costruiscono casette di marzapane.I paesaggi sono da fiaba. Neve, plateau innevati e foreste di betulle. Di notte piccoli branchi di caprioli e daini si aggirano tra le case. Le volpi vanno in avanscoperta e fanno strada ai piccoli nascosti nella vegetazione. Niente più. Il silenzio è il protagonista..
Per quale motivo hai scelto di andare in Lapponia?
Forse è la Lapponia che ha scelto per me. Si, direi così. All’inizio ero terrorizzata. La Lapponia era un posto bellissimo ma molto lontano dalla mia realtà. Cresciuta tra le dolci colline toscane, con un clima mediterraneo fatto di
colori e profumi meravigliosi non avrei mai potuto affidarmi totalmente ad una realtà per così dire “monocromatica”. E invece mi sbagliavo. Ero piena di luoghi comuni, uno tra tutti il freddo che a detta di molti era insopportabile. Ma poi ho scoperto che, come dicono gli svedesi, non esiste cattivo tempo ma solo cattivi vestiti.
Hai trovato quello che cercavi ?
Bella domanda. Non so se ho trovato quello che cercavo. So solo che ho seguito l’ istinto. Non sono scappata, non si fugge dai propri scheletri nell’ armadio.
Mantieni i tuoi rapporti con l’Italia e come?
Sempre, certo. Mi mancano i profumi dei miei borghi, i colori delle mie colline e il cibo di mia madre. Tre cose a cui difficilmente potrei rinunciare.Vengo spesso anche per promuovere il mio lavoro.
Chi sono gli abitanti della Lapponia al di fuori degli schemi turistici ?
I Sami sono un popolo nomade che vive dell’ allevamento delle renne. Nelle mie zone il turismo è solo locale e i sami di queste zone non sembrano curarsi del settore turistico. Sono schivi, orgogliosi e quando gli parli di fare cose e organizzare per i turisti storcono il naso. Nella regione dell’ Harjedalen, dove vivo, ci sono undici comunità Sami e 45 mila renne. I Sami basavano la loro esistenza sul ciclo della natura e in particolare sul ciclo vitale delle renne. Per un popolo nomade come i lapponi, dedito all’ allevamento di questi animali, il rapporto con la natura era totale. Conoscere l’inizio della migrazione delle renne o quando i salmoni incominciavano a deporre le uova era molto importante. Il tempo era quello della natura ed a quello dovevano adeguarsi. L’ allevamento delle renne, fonte primaria di cibo, richiedeva un grande dispendio di energie e di lavoro non sempre redditizio. La necessità di nuovi e freschi pascoli, la scarsità di cibo durante i freddi mesi invernali, sia per gli uomini che per gli animali, richiedevano lunghe marce forzate. Spesso gli animali non trovavano abbastanza cibo, oppure predatori in agguato decimavano i gruppi di renne, con conseguenze catastrofiche per le comunità che non sapevano come alimentarsi. Un tempo tutto veniva annotato in un piccolo calendario, facilmente trasportabile. Per la sua fabbricazione si utilizzava legno oppure corna di renna. Scritto in alfabeto runico il calendario aveva una duplice funzione: annotare i principali cambiamenti climatici dell’ anno e anche i principali eventi religiosi. Adesso non sono più nomadi , ma stanziali. Usano gli elicotteri e le motoslitte per radunare le renne e rimangono su pascoli solo in certi periodi dell’ anno. Anche se le tradizioni sono ancora vive e presenti.
Ma come si vive dalla tue parti?
Si vive in maniera semplice, seguendo i ritmi della natura proprio come i Sami. Dove vivo non ho nemmeno la televisione. Questo non vuole dire che rifiuto la tecnologia. Internet è uno strumento indispensabile e nella mia casetta il pc è sempre acceso.
Cosa occorre per vivere nella Lapponia svedese?
Spirito di adattamento, senso dell’ avventura, voglia di solitudine. Vivo in una piccola frazione di 22 anime. Solo foreste e laghi. Pensa che dietro casa, vive un orso bruno. Questo mi raccontano i vicini, ma io ancora non l’ho visto.
Cosa offri ai tuoi clienti?
Un esperienza diversa, unica nel suo genere.. Parlo spesso di “valore aggiunto”. Una nuova idea di vacanza dove non sei solo spettatore ma anche primo attore della vita dei locali e del posto che vai a visitare. Un viaggiatore sentimentale -direbbe Laurence Sterne –che non guarda le cose con distacco ma le assimila nel proprio vissuto. E poi,percorsi alternativi. Qui non c’è alcuna contaminazione commerciale. Siamo completamente fuori dai circuiti turistici tradizionali. Le cose che noi proponiamo non sono edulcorate per fini turistici. Quando andiamo a vedere la transumanza, assistiamo ad un rito importante, drammatico per certi aspetti. E’ il lavoro dei Sami. Da lì deriva tutta la loro cultura.
Offriamo un tipo di vacanza fatta su misura. C’è un’ attenzione costante al cliente, che viene seguito per tutto il soggiorno. Facciamo lezioni ed escursioni di fondo, safari in motoslitta e tour con i cani da slitta nelle riserve naturali. Il tutto in maniera molto semplice, in un’atmosfera familiare e vera. Se qualcuno mi chiede cosa c’è da vedere, io gli rispondo, niente! Il viaggio qui inizia dalle motivazioni personali di ognuno. Un viaggio alla scoperta del “nulla” è in realtà un viaggio alla scoperta di sé stessi. Per molti, anche arrivare da queste parti è una sfida. Molti mi scrivono intimoriti dal viaggio. Quando arrivano mi guardano divertiti e ancora incapaci di credere mi dicono , “evviva ce l’ abbiamo fatta”. Nell’ immaginario collettivo la lapponia rappresenta “l’ altrove” un luogo ameno raccontato nelle pagine dei grandi esploratori,illustrato nei libri di scuola e reso reale da una cinematografia che la dipinge come una terra dei sogni , molto lontana , difficile da raggiungere.
E’ anche un viaggio che io consiglio alle donne. Non che le Maldive, Bora Bora per citare alcune località famose, non siano degne di nota ma anche un viaggio a queste latitudini è un esperienza da provare. Le notti artiche ma anche l’ aurora boreale , il sole di mezzanotte ti temprano, si comincia a vedere le cose sotto una prospettiva diversa. Senza contare l’ aspetto benefico dello sport, dei bagni all’ aperto nelle vasche termali, di un contatto con la natura più vero. E vorrei ance sfatare un mito. In lapponia non c’è solo freddo. A luglio e fino a settembre inoltrato facciamo il bagno alle cascate , le temperature possono raggiungere anche i 30 gradi e la natura conosce il suo momento più bello con la nascita delle orchidee rare anche sui tetti.
Quale è la concezione dell’ambiente in Lapponia. Quali sono i maggiori rischi per la sua conservazione ?
La tundra artica è un ecosistema in pericolo. E’una terra appetibile e poco esplorata. A farne le spese sono sempre le popolazioni indigene che da secoli possiedono queste terre e vi pascolano le renne. Le grandi potenze si spartiscono il loro territorio e i proprietari terrieri locali mettono loro i bastoni tra le ruote ogni qualvolta i Sami passano sulle loro terre accusandoli di rompere i germogli dei nuovi alberi appena piantati. Il termine tundra significa “pianura senza alberi”. Il sottosuolo della tundra è caratterizzato dal permafrost. Uno spesso strato di ghiaccio perenne. Con l’ arrivo del’ estate – molto breve – solo la superficie delle terre si scioglie formando come immense zone acquitrinose che favoriscono la crescita della vegetazione: piccoli arbusti, piante , bacche, licheni e muschi dai mille colori che ricoprono i plateau in inverno invadi dalla neve. Il pericolo imminente è il surriscaldamento globale. Il permafrost al suo interno racchiude miliardi di tonnellate di biossido di carbonio e metano. Il suo scioglimento comporterebbe una catastrofe planetaria. A partire da grossi incendi che distruggerebbero tutto l’ ecosistema rilasciando nell’ aria potenti gas serra.
Che cosa è il battesimo della solitudine ?
Il concetto si basa sull’ attrazione e repulsione. Due istinti contrapposti che ti portano a rimanere oppure a fuggire a gambe levate da un certo luogo. In poche parole o ti innamori del posto perdutamente oppure decidi di non tornarci mai più. Quello che è certo è che se decidi di rimanere è come un battesimo della solitudine , un ‘ immersione totale nel tuo io e nella natura. Non c’è spazio per gli altri, ma solo per te stesso e le tue sensazioni. Qui scopri che alla fine per vivere bene ti bastano quelle due o tre cose e che tutto il resto è superfluo e fa solo volume.
Sei presente in Facebook ed hai tanti amici in rete?
Facebook è davvero un mondo affascinante per chi ne fa un uso intelligente. Un mezzo sociologico straordinario e di grande potenza, a mio avviso. Ideale per i curiosi del genere umano, in generale. Per me ha costituito una sorta di “richiamo delle sirene” riportandomi a quel mondo da cui mi ero un pò distaccata partendo per la Svezia e perdendomi nei suoi laghi e foreste. Si, in Fb sono molto presente. Ho così tanto materiale da condividere, foto, video ed emozioni di tutti i giorni. Ma non solo, anche in Youtube ho un mio canale, digitando redfoxadventure. Sono video semplici, che giro da sola con la macchina fotografica.
Ricevo molte email ogni giorno e parlo molto in chat. L’argomento sono i sogni, inutile dirlo. Chi più o chi meno si ritrova ad un certo punto a fare due conti e vorrebbe cambiare vita. Mi scrivono molti giovani, appena laureati che cercano lavoro. Mi scrivono anche professionisti affermati stanchi di un vivere troppo stressante . Ma incontro anche tanti ragazzi delle scuole curiosi di sapere di Ginger, il nostro husky siberiano compagno di avventure e nostra mascotte. E poi tutto un popolo di sognatori che si riscoprono bambini e sognano le avventure di Jack London nel Klondike o sperano di rivivere le emozioni rincorse in “ into the Wild” nel film di Penn.
continua …Orizzonti bianchi